
Perfect Blue
Perfect Blue
Diane,
primo sabato mattina di febbraio. Il cielo è un’unica distesa grigia e la pioggia scende sottile, quasi con discrezione.
Sono in ritardo con il mio obiettivo di 52 film in 52 settimane, ma non mi pesa. Recuperare film è molto più semplice che recuperare libri.
Manuela e Alice sono al maneggio. Tre ore di silenzio e solitudine: tre ore perfette per un film in solitaria scelto tra quelli che difficilmente avrei potuto guardare con loro.
Ho visto Perfect Blue di Satoshi Kon. Sapevo già che lo avrei apprezzato, non sapevo quanto: tanto. Lui era davvero un genio. La trama si srotola come un nastro magnetico impazzito: realtà e immaginazione si confondono, la percezione si frantuma come uno specchio. Un momento credi di capire, quello dopo sei perso. Ma alla fine, tutto si ricompone... inaspettatamente devo dire.
Nonostante Kon sia prematuramente scomparso nel 2010, so che potrà ancora sorprendermi: mi mancano ancora alcuni suoi film, e voglio vederli senza fretta. Perché le cose belle vanno centellinate. Certo però, devo farlo... finché avrò la vista, l’udito e prima del prossimo evento di Carrington. Quindi ricordami di non rimandare troppo, Diane.
Fine registrazione.